Riflessioni dell’Istituto per la Storia e le Memorie del ‘900 Parri E-R
L’insegnamento della storia concepito nel modo indicato dal testo ministeriale può essere una palestra per incidere sul presente. A patto che non la si restringa in spazi orari impossibili a contenere tale impegno, che gli insegnanti non siano costretti a lavorare fino ai livelli di burn-out o fidando solo sulla propria buona volontà. Una buona scuola nasce tanto dalla professionalità dei docenti, quanto dal sostegno che lo Stato sa dare ad essa in ogni senso.
Centralità dei docenti
Il documento ministeriale sottolinea la centralità dei docenti nella costruzione di una buona scuola, capace di promuovere negli studenti la curiosità per il mondo e il pensiero critico.
Affermare la centralità degli insegnanti nell’innovazione dei processi non può significare che si scarica sulle loro spalle la responsabilità di una buona scuola a fronte di un minimale impegno economico e normativo del governo. Occorre rendersi conto della necessità di offrire ad essi sostegno, incentivi e reali possibilità operative negli ambienti e negli strumenti didattici. Si consideri che gli obiettivi della formazione non debbono essere sezionati in segmenti disciplinari più o meno centrali, ma seguire il piano generale della costruzione di una società democratica in condizioni che, pur se profondamente mutate nel tempo, non possono prescindere dai valori che la storia e la memoria del passato hanno consegnato a queste generazioni.
In questa prospettiva diventa fondamentale il tema della formazione dei docenti stessi: iniziale e in servizio. Gli istituti della rete Insmli, e il nostro in particolare nella regione Emilia-Romagna, potrebbero intervenire in entrambi i momenti, forti di un’esperienza pluridecennale riconosciuta e avvalorata da una convenzione stipulata col Miur fin dall’inizio degli anni 2000.
Per quanto riguarda la formazione iniziale, essi possono essere di supporto ai percorsi universitari (ricordiamo qui, tra l’altro, la nostra collaborazione passata con Indire e con le università per l’attuazione delle SSIS). Ma una buona padronanza della materia non è solo quella che si acquisisce a livello iniziale, ma anche quella che si costruisce giorno per giorno e le vie per conquistarla passano attraverso la frequentazione della produzione scientifica e la competenza che si forma nel maneggiare gli strumenti attraverso cui si sviluppa la disciplina. Per essere un buon insegnante, poi, occorre avere nel tempo spazi di confronto con operatori della conoscenza e fra pari perché conoscere non basta: occorre aver chiare le vie dell’apprendimento.
Per quanto riguarda la formazione in servizio essa attualmente viene già proposta in forma volontaria – dalla rete degli Istituti – grazie all’attività dei nostri docenti comandati, il cui ruolo è riconosciuto nella già ricordata convenzione stipulata col MIUR (facciamo qui riferimento alle Winter e alle Summer School organizzate annualmente e che hanno come tema essenziale proprio le pratiche didattiche). Tali attività sono il frutto di una ricerca storico-pedagogica incentrata sull’acquisizione di una conoscenza critica e di competenze, di cui la rete nazionale, e il Landis (oggi confluito nell’Istituto per la Storia e le Memorie del ‘900 Parri E-R), sono stati promotori fin dagli anni Ottanta, rappresentando all’interno della rete un’associazione professionale di docenti di storia.
Sono decenni che gli Istituti hanno messo a punto varie metodologie laboratoriali per la formazione in servizio degli insegnanti. L’importante è che la partecipazione dei docenti sia autentica e non condizionata dalle trappole della burocrazia di istituto. Quanto all’obbligatorietà cui il documento fa riferimento occorre chiedersi quali siano i termini di quest’obbligo. Escludendo gli strumenti dell’incentivo economico, dell’avanzamento di carriera o del rischio di sanzione che hanno già dimostrato nel tempo la loro inefficacia, si potrebbe proporre non l’obbligo, dunque, ma un’offerta di aggiornamento sostenuta da strumenti e risorse che la scuola potrebbe decidere in base alle necessità (esigenze del territorio, particolari richieste provenienti dal mondo esterno alla scuola, sviluppo di percorsi sperimentali o digitali, ecc…).
Concordiamo col documento ministeriale quando afferma che “un docente è il formatore più credibile per un altro docente”: in tal senso sono da considerare i comandati degli istituti, che operano a cavallo fra ricerca e innovazione didattica, ma che rimangono docenti in servizio, in grado di tener conto della loro esperienza concreta d’insegnamento nella progettazione delle loro attività formative. Da questo punto di vista, essi appartengono a pieno titolo alla categoria degli “innovatori naturali”, di cui parla il documento, dove, per naturale, si deve intendere necessario e fondamentale. Occorre che l’innovazione sia sostenuta da una ricerca condivisa, da uno scambio alla pari fra insegnanti innovatori (o aspiranti tali) e figure capaci di orientare scientificamente e didatticamente il cammino.
Digitale
Il documento insiste sul fatto che il nostro secolo “è il secolo dell’alfabetizzazione digitale”, nel senso che la scuola deve contribuire all’acquisizione di una padronanza critica dei nuovi linguaggi da parte dei docenti e degli studenti. Anche in questo campo la rete degli istituti si è impegnata da qualche anno, per formare all’uso del digitale, illustrando le ampie possibilità che esso offre sul piano didattico, soprattutto nell’ambito di pratiche di didattica attiva (esempio: web quest, laboratori finalizzati alla realizzazione di ipertesti, e-book, ecc…). Tutta dedicata al digitale è stata la nostra ultima Winter School (Piacenza, marzo 2014) e la prossima che sarà organizzata a Torino nel febbraio 2015 e nel corso della quale organizzeremo un workshop sulle App Urbane (resistenzamappe.it). Vogliamo, infatti, sottolineare che gli Istituti dell’Emilia-Romagna hanno realizzato una collana di App (inaugurata a Bologna il 7 novembre 2014) sui luoghi della Resistenza, capace di tenere insieme divulgazione, turismo responsabile e didattica. La rete degli Istituti produce, infine, una rivista di didattica della storia in digitale: Novecento.org
Educazione al patrimonio
La conoscenza delle vocazioni culturali italiane nasce dalla storia, dalla geografia, da tutto l’insieme del curricolo. Quando si dice che “con la musica e la storia dell’arte riportiamo la creatività in classe” non si tiene abbastanza conto del fatto che, come poi giustamente sottolinea il documento, la creatività è collegata alla “curiosità per il mondo e al pensiero critico”. Forse sarebbe più giusto dire che sarebbe ora di riportare in classe la creatività, senza la quale ogni innovazione è muta e inerte, in tutte le materie di studio.
Il patrimonio, nelle sue diverse forme, costituisce per gli Istituti uno strumento irrinunciabile, affinché gli studenti siano in grado di leggere, nella sua complessità, la memoria dei luoghi in cui vivono e prendano coscienza della loro storia. Anche in questo settore svolgiamo da tempo attività di formazione destinate tanto ai docenti quanto agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Per fornire solo alcuni esempi: attività di scoperta e valorizzazione del patrimonio storico-artistico che insistono sull’importanza di un’educazione alla musica e all’arte (come nel progetto Adotta un monumento); uso del patrimonio come fonte storica per attività di tipo laboratoriale (esempio: uso degli archivi scolastici per attività di ricerca, come nel progetto Dai banchi alle trincee); sviluppo di curricoli tematici (storia dell’alimentazione, storia delle attività economiche tradizionali di un territorio, come nel progetto in corso La Via Lattea nelle terre di pianura, vincitore del concorso IBC Io amo i beni culturali).
Educazione alla cittadinanza
La convenzione già citata col Miur prevede espressamente che gli Istituti svolgano attività di formazione storica finalizzate all’educazione alla cittadinanza; la conoscenza storica, infatti, non può essere disgiunta dalla formazione di un cittadino attivo e consapevole. Questo è il punto qualificante della nostra convenzione sia a livello nazionale (MIUR) sia a livello regionale (USR Emilia-Romagna), che intercetta precisamente le indicazioni del documento ministeriale. Nel libro pubblicato di recente Fare storia. Crescere cittadini (2012) sono esemplificate le principali attività sviluppate negli anni recenti dagli istituti della rete Insmli in ordine all’educazione alla cittadinanza; contemporaneamente alla pubblicazione del libro è stata avviata la costituzione di un archivio delle produzioni didattiche legate a tale tema. In questo stesso ambito si sottolinea la stipula di una convenzione con l’Università degli Studi di Bologna (Dipartimento di Scienze dell’Educazione) per lo svolgimento di seminari e di laboratori in ambiente digitale destinati ai futuri insegnanti.
Documento a cura di:
Nadia Baiesi
Aurora Delmonaco
Francesco Monducci
Lorena Mussini
Agnese Portincasa