L’Istituto e Ferruccio Parri
L’Istituto storico Parri nasce nel 1963, nel solco e come articolazione regionale dell’ Insmli (Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia), la sua prima denominazione era infatti Deputazione per l’Emilia e la Romagna per la storia del movimento della Resistenza e della guerra di Liberazione. Le radici dell’Istituto risalgono al 1947, anno in cui Ferruccio Parri aveva deciso di porre il problema della conservazione del patrimonio della Resistenza, decisione che aveva portato alla fondazione dell’Insmli nel 1949, in anni nei quali la Resistenza non era universalmente accettata, né quale fatto storico in quanto tale, né come comune e condivisa origine della democrazia repubblicana.
Affermare allora la volontà di conservare la documentazione dell’evento resistenziale, di dare valore e dignità archivistica di documenti della nazione alle carte clandestine dei Cln e delle formazioni partigiane, sostenere la centralità della Resistenza nella storia d’Italia quantomeno del Novecento, indicare nella cultura antifascista il luogo di costruzione di una nuova democrazia, aveva implicazioni straordinariamente innovative, significava dialogare ad un tempo con un passato prossimo, ancora presente e vivo, e con un passato più remoto, che risaliva alle origini del Risorgimento, ma significava anche partecipare alla progettazione della nuova Italia, della sua cultura civica, politica e istituzionale. Partecipe di tali riflessioni, l’Istituto regionale emiliano-romagnolo si era annunciato sin dal 24 gennaio 1950, quando nella sala Rossa del Comune di Bologna si era riunito il Comitato provvisorio bolognese per la difesa del Patrimonio storico della Resistenza. Ne era seguito il Comitato promotore per la costituzione in Bologna della Deputazione per la regione Emilia-Romagna per la storia del Movimento di Liberazione che assunse forma definitiva il 26 novembre 1962. Corrisponde alla vocazione d’origine dell’Istituto la proposta di un rapporto coraggioso tra storia recente, comprendente l’intero arco del Novecento, e tensioni della contemporaneità.
L’Insmli e la rete degli istituti associati
L’esigenza primaria che ha condotto alla costituzione dell’Istituto nazionale e degli altri Istituti storici della Resistenza era quella, proposta da Parri già nel 1947, di non disperdere la memoria del movimento di liberazione, innanzitutto fornendo un luogo di raccolta ove, quasi naturalmente, confluissero le carte prodotte dal movimento partigiano.
Tale proposito veniva espresso in un fase storica nella quale incerto, faticoso e conflittuale appariva l’accoglimento nella coscienza nazionale della Resistenza che, anzi, doveva ancora lottare per affermare il proprio valore nelle scelte fondamentali del Paese. Nella stagione della rottura dell’unità di impronta ciellenistica e del deflagrare di quella conflittualità internazionale ed interna che doveva prendere il nome di guerra fredda, aveva preso corpo la preoccupazione che la ricchezza della complessa esperienza resistenziale venisse impoverita fino al rischio della sua stessa dispersione. Tale preoccupazione era accresciuta dall’affacciarsi della consapevolezza di una improbabile definizione di un destinatario istituzionale della documentazione prodotta da un movimento clandestino il cui stesso riconoscimento era incerto. In sostanza, era dubbia la collocazione stessa degli archivi dei Comitati di Liberazione Nazionale e delle formazioni combattenti.
L’Istituto nazionale nasce, in seguito riconosciuto da una legge dello Stato, 16 gennaio 1967 n° 3, principalmente per dare una risposta a tale questione: l’archivistica, la raccolta e la conservazione delle fonti per la storia è vocazione primaria dell’Istituto.
La conservazione dei documenti e lo studio della guerra di liberazione, pur continuando in un impegno che è ben lungi dall’essere ultimato, si è estesa alla storia dell’antifascismo nell’arco del ventennio del regime.
L’Istituto allarga i propri interessi
Con il consolidarsi dell’attività dell’Istituto regionale, si era manifestata l’esigenza di affiancare allo sviluppo degli studi sulla Resistenza e 1’antifascismo un ampliamento della conoscenza del fascismo, interesse che presto si è esteso dalla storia politica e dallo studio del regime alla cultura e alla società in epoca fascista al quale ha, dedicato quattro numeri della propria rivista l’«Annale»: il secondo, nel 1982, Le campagne emiliane nel periodo fascista, il terzo, nel 1983, Scuola ed educazione in Emilia Romagna tra le due guerre, il quinto, nel 1988, Il Pnf in Emilia Romagna. Personale politico, quadri sindacali, cooperazione, il nono, nel 1992, Aspetti della cultura emiliano romagnola nel ventennio fascista. Lo studio del ventennio fascista rimane tuttora uno dei compiti che si è assegnato l’Istituto.
Una particolare considerazione merita la Guerra civile spagnola che l’Istituto, nel corso degli anni Ottanta, ha scelto di privilegiare, caso quasi unico nel panorama italiano, sia attraverso acquisti, sia proponendosi quale naturale destinatario di donazioni dei combattenti italiani, enti e singole persone. È il caso dei fondi dell’Aicvas locale e nazionale (Associazione italiana combattenti volontari antifascisti in Spagna).
L’interesse per la storia spagnola contemporanea, anche allargando lo sguardo all’insieme del regime franchista e al passaggio alla democrazia, è proseguito negli anni e ha prodotto la pubblicazione del sesto «Annale», nel 1990, Per una definizione della dittatura franchista, in cui sono raccolti gli atti di un convegno internazionale promosso e organizzato dall’Istituto.
L’allargamento dello sguardo, oltre gli angusti limiti dei venti mesi della lotta armata, all’insieme della storia d’Italia ha portato un mutamento dei metodi d’indagine e dei campi di ricerca. Un mutamento sollecitato anche da una nuova fase del rapporto tra storia e politica apertasi sull’onda dell’esplosione delle lotte operaie e della contestazione studentesca della seconda metà degli anni Sessanta. Mentre, nell’ambito degli studi sulla guerra di liberazione, l’attenzione si rinnovava, concentrandosi su temi quali il rapporto tra formazioni combattenti e popolazione, e le componenti di lotta sociale, si riproponeva e si sviluppava la necessità di uscire dall’evento resistenziale per ricollocare – e valutare in termini ampi – la Resistenza nella storia d’Italia in una prospettiva di lungo periodo. Ne è conseguito un interesse di studio e di raccolta di fonti e di documentazione relativamente non soltanto al fascismo in tutti i suoi aspetti, ma all’intera società italiana del Novecento, dal periodo tra le due guerre mondiali al secondo dopoguerra fino all’Italia repubblicana.
Una nuova stagione di studi e di impegno: l’Italia repubblicana e la didattica della storia
A partire dalla metà degli anni Ottanta, una nuova stagione di studi dell’Istituto, connessa ad una attività di ricerca didattica con insegnanti di storia, si incentrava sul secondo dopoguerra fino a tutti gli anni Cinquanta e il “miracolo economico”, privilegiando l’aspetto del rapporto tra storia e mass-media nello studio dei modelli culturali proposti al pubblico circa la rappresentazione della società italiana e del suo passato.
In questo ambito sono state concepite le ricerche e la pubblicazione dell’ «Annale»7-8, Distretti imprese classe operaia. L’industrializzazione dell’Emilia Romagna, e la produzione di video come Memorie magnetiche, nel 1983, Val più la pratica della grammatica? Avventure di un piccolo imprenditore bolognese, nel 1986, e Scene per una storia dei consumi, nel 1989.
In occasione del cinquantesimo anniversario della Resistenza e delle Liberazione, l’Istituto è tornato sui temi della seconda guerra mondiale per trattarli nella prospettiva del dopo e nella dimensione europea, studiando il ruolo che aveva avuto la memoria di quanto era accaduto nel primo decennio di vita successivo, attraverso accurati percorsi di ricerca.
Lo studio ed il servizio: sguardi più ampi
L’attenzione alla dimensione internazionale e all’intera storia del Novecento si è sviluppata negli anni Novanta e Duemila riconfermando uno specifico interesse per il rapporto tra storia e memoria, e tra storia-scienza e domanda diffusa di storia.
Con l’assegnazione di una nuova più adeguata e prestigiosa sede da parte del Comune di Bologna, nel 2003 ubicata nell’ex convento di San Mattia, sono aumentate le possibilità di operare, unitamente alle responsabilità nei confronti della collettività.
Nella nuova collocazione l’Istituto ha potuto sviluppare al meglio la propria vocazione di servizio culturale, innanzitutto con una Biblioteca di prestigio sia per le sue dimensione e per i fondi che raccoglie, sia per le sua fruibilità da parte del pubblico degli studiosi e dei cittadini.
Parimenti, i nuovi spazi hanno consentito all’Istituto di provare la propria attenzione alla divulgazione scientifica in campo storico e la propria presenza nel campo delle istituzioni culturali con una intensa attività espositiva producendo o ospitando mostre.
Nel 2005, al momento di avviare l’attività nei nuovi locali, l’Istituto ha tenuto una Conferenza di organizzazione che ha presentato alla società regionale e alla città e posto in discussione la propria natura, le proprie vocazioni ed interessi, i propri servizi ed propri progetti. La partecipazione ed il consenso manifestati dagli autorevoli partecipanti, rappresentativi delle istituzioni, del mondo della cultura, delle Università, delle associazioni e della comunicazione sono stati una conferma e un nuovo impulso per l’attività, la vita stessa dell’Istituto.
La denominazione dell’Istituto nel corso degli anni
2 giugno 1963: Deputazione per l’Emilia e la Romagna per la storia del movimento
della Resistenza e della guerra di Liberazione;
3 novembre 1979: Istituto regionale per la storia della Resistenza e della guerra di
Liberazione in Emilia-Romagna;
6 dicembre 1991: Istituto Regionale Ferruccio Parri per la storia del movimento di
liberazione e dell’età contemporanea in Emilia-Romagna;
30 gennaio 2003: Istituto Storico Parri Emilia-Romagna;
Settembre 2013: Istituto per la storia e le memorie del Novecento Parri E-R.
14 Ottobre 2019: Istituto storico Parri