Il confine orientale italiano è stato oggetto di perduranti e sanguinosi conflitti politico-militari, ed è anche oggi al centro di non meno laceranti contese simboliche, a causa del crocevia identitario, culturale e politico che questo confine ha attraversato in tutti i suoi spostamenti, dalla crisi dell’Impero austro-ungarico al secondo dopoguerra.
Con l’entrata della Slovenia nell’Unione europea, e la conseguente apertura della frontiera con l’Italia, l’area dell’alto Adriatico ha maturato le condizioni per una nuova integrazione all’interno della vasta comunità di scambi che la nuova formazione sovranazionale rappresenta.
Contestualmente però, il dibattito politico italiano ha portato a un nuovo irrigidimento fra le diverse memorie nazionali, ponendo, dopo la crisi della prima Repubblica, al centro della costruzione identitaria nazionale quella che era sempre stata considerata una vicenda periferica. Da quel momento, complice la crisi di legittimità politica che l’ideologia dell’Antifascismo ha progressivamente subito, è comparsa nell’agenda nazionale la necessità (o l’opportunità) di porre le vicende e i conflitti del confine orientale al centro di quella discussione pubblica da cui erano stati esclusi nel momento di formazione dello stato repubblicano (seppure molte istanze rivendicative sul tema fossero presenti nella periodistica commerciale, nei rotocalchi e nelle pubblicazioni di varia fruizione popolare).
Per comprendere storicamente questo periodo, e la questione che viene spesso ridotta all’espressione “foibe ed esodo”, è necessario aprire il campo analitico e visivo a una dimensione geograficamente europeo-mediterranea, e cronologicamente otto-novecentesca, sia perché questo era il contesto in cui si svolsero i fatti oggetto di dibattito e interpretazioni storiche divergenti, sia per mettere le violenze, le persecuzioni e gli spostamenti della popolazione di lingua italiana successivi alla guerra in relazione con la storia precedente, che vide fra le altre cose l’Italia come potenza occupante e alleata della Germania nazista, e con situazioni simili capitate in altri teatri regionali della guerra mondiale.
Questa bibliografia, composta esclusivamente da testi presenti nella Biblioteca dell’Istituto per la storia e le memorie del ‘900 Parri ER (e pertanto forzatamente incompleta), si pone l’obiettivo di fornire gli strumenti per una comprensione di questo tipo. In essa compaiono la maggior parte degli studi più recenti, svolti da storici di varia nazionalità e provenienza politica. Nel compilarla, si sono privilegiati gli studi caratterizzati da maggiore rigore storiografico, seppure un certo intento divulgativo e chiare prese di posizione politica non manchino in alcuni di essi, a dimostrazione della vivacità del dibattito che negli ultimi anni si sta producendo sulla storia del confine orientale italiano.
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Altre bibliografie utili per approfondire il tema sono quella dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione in Friuli-Venezia Giulia (http://www.irsml.eu/images/giornoricordo/Bibliografia%20confine%20orientale.pdf) e dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea (http://www.isgrec.it/dossier_confine_orientale/materiali/bibliografia_confine_orientale.pdf).