Teresa Noce

Il destino di una combattente

 

Nata a Torino il 29 luglio 1900, vive un’infanzia poverissima. In seconda elementare lavora come fattorina, poi in una stireria e in una sartoria. A 11 anni partecipa al suo primo sciopero, nel 1917 è operaia alla Fiat Brevetti.

Al termine della Prima Guerra Mondiale si batte per la tutela delle lavoratrici che avevano sostituito sul posto di lavoro gli uomini impegnati nel conflitto, organizzando scioperi e riunioni.

Teresa Noce (Estella) Comm.to Brig. Intern. Redattrice del “Garibaldini” e del “Volontario della Libertà” – Fondo AICVAS, Istituto Storico Parri – Bologna Metropolitana

Dopo il Congresso di Livorno aderisce al neonato Partito Comunista d’Italia: è tra le prime donne a prendere la tessera del Federazione Giovanile Comunista Italiana. Il momento del tesseramento cambia anche la sua vita personale: a firmare la sua adesione è un giovane studente di ingegneria che, come lei, non ha ancora 21 anni. Si chiama Luigi Longo.

Luigi Longo – Fondo AICVAS, Istituto Storico Parri – Bologna Metropolitana

La relazione col futuro Segretario generale e Presidente del Partito Comunista Italiano non sarà semplice; si sposeranno quattro anni dopo, perché la famiglia di lui non accettava che il figlio avesse una relazione con una donna “brutta, povera e comunista”.

La coppia ha tre figli: Luigi Libero (1923), Pier Giuseppe (1925, morto pochi mesi dopo) e Giuseppe (1929).

L’unione non è solo sentimentale: insieme condividono la difesa delle organizzazioni comuniste torinesi dalla violenza fascista, gli spostamenti a Roma e Milano, l’esperienza del carcere. Nel 1926 la famiglia parte per l’Unione Sovietica dove Longo è incaricato di rappresentare l’Italia nell’Internazionale giovanile comunista a Mosca.

Tra il 1927 e il 1928 Noce frequenta i corsi della Scuola internazionale Lenin, prima di trasferirsi a Parigi, dove il partito ha stabilito la propria sede all’estero.

Dopo un periodo di continui viaggi fra Mosca e Parigi, decide di rientrare in Italia nel 1931, con il nome di Estella, per preparare la giornata dell’8 marzo nelle fabbriche tessili di Biella. L’anno seguente organizza gli scioperi delle mondine nell’area compresa tra Novara e Vercelli, per poi rientrare a Mosca nel 1933, e poi di nuovo a Parigi.

Direttrice del giornale per gli italiani emigrati all’estero, «Il Grido del Popolo», e de «La Voce delle donne», mensile del Comitato italiano femminile di lotta contro il fascismo e contro la guerra, fonda assieme a Xenia Sereni «Noi donne».

Quando scoppia la Guerra civile in Spagna si arruola, assieme al marito, come volontaria nelle Brigate Garibaldi, facendo da spola con la Francia per rifornire i volontari di armi e viveri.

Valencia, maggio 1937. Delegazione e sede Brigate Internazionali - Fondo AICVAS
Valencia, maggio 1937. Delegazione e sede Brigate Internazionali – Fondo AICVAS

 

Dopo la vittoria dell’esercito franchista rientra in Francia, dove nel 1940 è arrestata e incarcerata. Dovrebbe ricongiungersi al marito, trasferito sotto tutela a Mosca, ma l’aggressione nazista dell’URSS modifica i piani. Prosegue l’attività clandestina in Francia, diffondendo stampa clandestina e organizzando sabotaggi ed attentati contro i militari e i gerarchi nazisti.

Deportata nel campo di concentramento femminile di Ravensbruck, poi ai lavori forzati in una fabbrica di munizioni, rimane prigioniera fino alla liberazione.

Rientrata in Italia, si impegna attivamente in politica. Contraria all’idea di “lavoro femminile” inteso separatamente, rifiuta di riorganizzare la Commissione femminile del partito e decide d’impegnarsi per aiutare i bambini milanesi che hanno perso la casa e che vivono la fame.

Col sostegno economico dei comunisti emiliani organizza una distribuzione di abiti e viveri e grazie alla popolazione civile, soprattutto contadina, realizza un progetto d’accoglienza. Nei primi due anni del dopoguerra, grazie a questa iniziativa chiamata “I Treni della felicità”, 35.000 bambini, soprattutto meridionali, sono ospitati in diverse città emiliano-romagnole e salvati dalla fame e dal freddo.

Eletta nel Comitato centrale del PCI e poi della Direzione dal V Congresso, accetta di riorganizzare la Federazione impiegati operai tessili, composta in prevalenza da lavoratrici.

Residente a Bologna, è eletta all’Assemblea Costituente ed è tra le 5 donne presenti nella Commissione dei 75.

È tra i pochissimi a non seguire la linea imposta dal segretario del Pci Togliatti sul voto all’articolo 7: ritiene ingiusta la trasposizione nella nuova Costituzione democratica di un accordo stipulato col regime fascista. Senza contare che i Patti sanciscono l’indissolubilità del matrimonio, contro cui il Partito s’era da sempre battuto.

Eletta deputato nella I legislatura (1948-1953) è componente della XI Commissione lavoro e previdenza sociale, battendosi soprattutto per la tutela dei diritti delle lavoratrici. È la prima firmataria del primo progetto di legge di “iniziativa parlamentare” presentato al neonato Parlamento della Repubblica.

Il 14 giugno 1948 propone un disegno di legge destinato alla “tutela delle lavoratrici madri”. La normativa prevede il divieto per il datore di lavoro di licenziare la donna in gravidanza e la necessità di concedere due periodi di riposo regolarmente retribuiti durante la giornata per provvedere all’allattamento, la predisposizione nel luogo di lavoro di appositi luoghi per l’allattamento e l’istituzione di asili nido destinati alla cura del bambino durante le ore lavorative.

Eletta alle elezioni del 1953 per la II legislatura, si distingue battendosi per la parità dei diritti e delle retribuzioni.

La sua carriera politica s’interrompe negli anni Cinquanta.

Il 28 novembre 1953 Noce scopre da un trafiletto pubblicato sulle pagine de «Il Corriere della Sera» che il marito ha ottenuto l’annullamento del matrimonio grazie a una firma contraffatta a San Marino.

Incredula, decide d’inviare immediatamente una lettera di smentita al quotidiano di via Solferino. All’interno della lettera, inviata senza il permesso del partito, precisa quanto i comunisti, favorevoli al divorzio, non concepissero la “pratica borghese” dell’annullamento, possibile solo per chi avesse i mezzi economici per permetterselo.

Ricorre alla Commissione centrale di controllo, sostenendo come l’azione intrapresa da Longo fosse contraria alla linea politica del Pci.

La conseguenza è la sua esclusione dalla Direzione del partito.

Lei stessa dirà che quello era “il più grave trauma politico e personale” della sua vita, “doloroso più del carcere, più della deportazione”.

Nel 1955 rassegna le dimissioni dalla segreteria generale della Federazione impiegati operai tessili e si ritira progressivamente dalla vita pubblica.

Nel 1958, poco prima delle elezioni per la III legislatura, comunica al partito la volontà di non essere inserita in lista.

Muore a Bologna il 22 gennaio 1980.

 

Le notizie biografiche sono tratte dai lavori preparatori per la scheda del progetto “Costituenti emiliano romagnoli”.

https://costituenti.900-er.it/

https://costituenti.900-er.it/teresa-noce